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Catania, sapori e profumi della capitale siciliana dello street food

L’Atene sicula e la Milano del Sud. Per noi è anche la capitale siciliana dello street food. Arancini, cannoli, cassate, granite e frittura di pesce: sono queste prelibatezze che hanno cadenzato la nostra visita di questa bella città della costa orientale della Sicilia. Come street food comanda, le abbiamo assaporate senza la formalità di un tavolo apparecchiato, ma immersi negli odori, nei colori e nei suoni catanesi, e per questo gustate ancora di più che al chiuso di un ristorante. Lo street food, in fondo, è l’emblema gastronomico della mutevolezza, della quale i siciliani sono maestri

Strategica per la visita anche di Taormina a Nord Est (54 km) e Siracusa a Sud Est (66 km), Catania è pacificamente sempre invasa da turisti perché ben servita da diverse compagnie aeree low cost. Volotea per esempio la collega con ben 7 città italiane e Malta. Vi consigliamo, quindi, di arrivarci in aereo ma di visitarla rigorosamente senz’auto. Parcometri ovunque, soste selvagge e chiusure notturne di strade a senso unico per lasciare posto ai tavoli di locali e ristoranti, rendono la vita molto difficile agli automobilisti (specie a quelli forestieri).

Sarà per lo stesso motivo che Massimo, il proprietario di Casa Provenza, nuovissimo b&b in pieno centro al quarto piano (con ascensore) di un palazzo signorile, gira in quad e dissuade chiunque a spostarsi in auto. Nella chiacchierata di benvenuto con Claudia, bolognese giramondo a Catania da 10 anni, scopriamo che dal bel terrazzo coperto dove si affacciano alcune delle stanze e dove Massimo serve la colazione, si vede addirittura la cupola del Duomo ad un centinaio di metri. Meravigliosa a qualsiasi ora per il gioco di luci e colori. Le stanze, dotate di ogni confort (AC, tv al plasma, etc), spaziose ed arredate in modo essenziale e colorato, hanno infissi nuovi ed isolanti dal rumore (particolare non ininfluente in pieno centro). Grande attenzione anche all’ecosostenibilità: ambienti comuni e stanze sono illuminate con led. A disposizione degli ospiti una piccola cucina con microonde, frigo e piccolo piano cottura: comoda, quindi, anche per chi viaggia con bimbi al seguito. Utile anche il servizio transfer dall’aeroporto e la possibilità di prenotare escursioni direttamente nel b&b. Insomma, molto più di un semplice b&b.

Cominciamo la visita di Catania di buon’ora, quando il sole illumina le ricche facciate di Piazza del Duomo e di Piazza dell’Università (il famoso cortile, al momento della nostra visita, era in ristrutturazione). Non vi stupite dell’irregolarità della disposizione urbanistica: dopo essere stata distrutta da ben 9 eruzioni del vulcano Etna, che sovrintende ancora attivo sulla città, gli ultimi urbanisti hanno pensato bene di renderla irregolare per garantire sempre vie di fuga in caso di fuggi-fuggi improvvisi. Inutile consigliarvi di cominciare la visita dal Duomo, tanto sappiamo bene che la curiosità vi spingerà al di là della fontana dell’Amenano (il fiume sotterraneo che scorre in senso contrario alla direzione del mare, tuttora visibile solo nell’anfiteatro romano e nel ristorante-grotta dell’Agorà Hostel). Mentre la città si stiracchia sonnecchiosa, in Piazza Currò è già in scena lo spettacolo catanese per eccellenza: il mercato del pesce (per i locali: la Pescaria). In un terrapieno delle mura, quasi fosse un’arena, la frenesia del commercio ambulante trova la sua apoteosi: bancarelle di vongole e telline si alternano a tonni e pesce spada, ambulanti dai volti segnati ed invecchiati dal sole (come lo sono i loro stivali e grembiuli dal pesce) richiamano a gran voce i possibili avventori, l’odore intenso del pesce è addirittura più forte delle loro urla. Turisti curiosi come fossero al luna park, signore esperte con carrellino al seguito e pensionati con buste sgocciolanti impegnati in commenti sull’ultima partita del Catania calcio, animano questa grande scena teatrale. Impossibile soffermarsi sui dettagli, si può solo lasciarsi stordire dalla vista d’insieme. Se tutto quel pesce vi ha fatto venire desiderio di sapori autentici, affacciatevi allo Scirocco Sicilian Fish Lab. Marco, 33 anni, ideatore di questo fish bar, aperto da pochi mesi ma già inserito tra i migliori 18 d’Italia, vi consentirà di vivere appieno l’esperienza alla Pescaria, facendovi assaggiare i migliori prodotti tipici della tradizione siciliana fritti al momento utilizzando solo olio di girasole alto oleico con aggiunta di antiossidanti naturali estratti dal rosmarino. Il risultato è un fritto croccante, leggero e profumato servito nei cartocci di carta paglia e mangiato al volo sui tavolini all’esterno. A corredo, solo prodotti freschi da agricoltura biologica e bevande made in Sicilia. Il nostro consiglio: sarde a beccafico con uvetta, pinoli ed olive ed arancinetto al nero di seppia (o al pistacchio con bastoncino di macco fritto e verdure in pastella per i vegetariani).

Per tornare in Piazza del Duomo, non ripassate accanto alla fontana, bensì tra le bancarelle di frutta e verdura (economica, colorata e di formati enormi) miste a spezie e formaggi. Un tripudio di profumi direttamente dai frutti di una terra assolata e rigogliosa come quella siciliana. Il vostro olfatto vi ringrazierà.

Torniamo in Piazza. Qui sacro e profano sono dirimpettai. Proprio di fronte alla facciata barocca del Duomo dedicato alla Santa Patrona Agata, sorge il simbolo della città: l’elefante U Liotru (da Eliodoro, nome del mago che lo trasformò in pietra lavica). Cercate invece di entrare nel Duomo al tramonto, quando decine di vecchine recitano il rosario: l’illuminazione interna rende ancora più suggestiva la visita (specie alla mummia con maschera del cardinale Dusmet).

Appena fuori dal Duomo, mettete a fuoco il vulcano: la via che sembra condurvi tutto a dritta è via Etnea. Costellata di negozi, è il luogo delle chiassose passeggiate dei catanesi amanti dello shopping. Percorretela fino al Giardino Bellini. Proprio di fronte c’è la storica (1897) pasticceria Savia. E’ qui che abbiamo gustato i migliori cannoli di Catania, ma ce n’è per tutti i gusti: cremose granite (quella al pistacchio è una delizia) e zuccherose cassatine, ma anche arancini e fagottini da urlo per gli amanti del salato. Con le mani (e le papille gustative) impegnate, attraversate la strada, passate sotto gli enormi ficus bejamina ed entrate in quest’oasi di fresco (Catania in estate è spesso la città più calda d’Europa), dove si passeggia con cani al guinzaglio, bimbi in bici o si fa running per smaltire la pasta alla norma mangiata la sera prima a cena. Il giardino, così come il teatro e la piazza in cui insiste, sono intitolati all’omonimo musicista catanese per eccellenza, le cui spoglie riposano nel Duomo.

A pochissima distanza, c’è YourRoom, un b&b “vecchio stampo”: Luca e Letizia, i proprietari, infatti, ci vivono, condividendo con gli ospiti alcuni degli spazi comuni, che, proprio come le tre stanze (una suite con bagno in camera e due standard con servizi in condivisione), sono frutto di una ristrutturazione funzionale e di gusto. Vicino alla Fera o Luni (Fiera del lunedì), altro grande mercato catanese, ed a via Santa Filomena (nuovo borgo enogastronomico), è un luogo accogliente e con un’atmosfera positiva, dove essere accolti dal sorriso dei padroni di casa, esperta di cucina lei ed appassionato di tennis lui, accomunati dal grande amore per Catania. O gustare la colazione a base di confetture di agrumi fatte in casa, frutta di stagione e dolci tipici.

Altra tappa della nostra permanenza catanese, il Museo della Follia nel Castello Ursino. La mostra, aperta fino al 12 febbraio 2017, nata da un’idea del critico d’arte Vittorio Sgarbi, oli, sculture e disegni di Antonio Ligabue; dipinti e collage del pittore contadino Pietro Ghizzardi; sculture di Cesare Inzerillo e centinaia di opere sulla pazzia dal 1600 a oggi. In mostra anche la storia della Legge 180, una sorta di Wunderkammer dell’alienazione. Attraverserete una galleria dell’orrore, tra camicie di forza, apparecchi per l’elettroshock, apribocca, medicine, ritratti di pazienti psichiatrici, l’inchiesta del Senato sugli ospedali psichiatrici giudiziari e documentari Rai. Una galleria di umana sofferenza e mortificazione, rappresentata in modo impattante. L’illuminazione rende tutto più carico di pathos e suggestivo. Da non perdere, anche perché ottima occasione per visitare questo castello medievale ben conservato.

Assolutamente da visitare anche il Museo dello Sbarco allestito permanentemente nelle Ciminiere, spazio espositivo ricavato nelle vecchie raffinerie di zolfo accanto alla stazione dei pullman. Una visita interattiva sullo sbarco degli Alleati alla fine della Seconda Guerra Mondiale e sulle condizioni di vita dei siciliani dell’epoca. Un tema particolarmente sentito a Catania: con 87 incursioni aeree, fu la città più colpita con 718 morti e 1007 feriti. Lo scotto da pagare per essere sede di porto e aeroporto. La visita guidata comincia con l’ingresso in una tipica piazza siciliana degli anni ’40. Al suono della sirena di coprifuoco, si entra tutti in un rifugio antisismico, dove rumori, voci e sussulti fanno vivere il buio terrore di un attacco aereo. Si prosegue tra video, cimeli, divise di tutte le forze armate che hanno partecipato. Emozionante ed istruttivo allo stesso tempo.

Se avete voglia e tempo per spostarvi un po’ dal centro ed immergervi in un’atmosfera da piccolo paesino di mare, allungatevi al porto di San Giovanni Li Cuti. Si tratta di una tipica miniatura siciliana, con tante barchette variopinte attraccate a pochi metri da una spiaggetta di sabbia nera (merito anch’essa dei millenari detriti dell’Etna). In estate, di sera, i pescatori alla ricerca di polpi illuminano lo specchio d’acqua in modo molto suggestivo. A noi è capitato di veder girare un video di un cantante catanese emergente. Vuol dire che in quanto a fascino, ci avevamo visto bene.

Ne ha di recente riacquistato moltissimo anche un’altra zona della città, anch’essa da visitare di sera: il quartiere di San Berillo, adesso casa di bohemien ed artisti, ma con un passato “a luci rosse” che fece valere a Catania il soprannome di Amsterdam di Sicilia. Spaccio, prostituzione e marginalità in generale sono adesso solo un lontano ricordo. In Piazza Goliarda Sapienza, drammaturga cresciuta qui, che tante pagine della sua arte dedicò a queste viuzze, ci siamo fermati a mangiare un gustoso piatto di penne alla Norma (melanzane, ricotta e basilico) o catanese (cipollina, prezzemolo, acciughe, mollica, finocchietto) nel delizioso spazio all’aperto de La Pentolaccia. Fatevi consigliare dal sollecito padrone di casa, Giuseppe, e se la fame è tanta, ordinate anche l’antipasto (piccola selezione di tipicità siciliane). Dinanzi a noi la quintessenza della rinascita di San Berillo: sotto la fronda di un ulivo posizionato al centro della piazzetta, turisti e locali si fermano a chiacchierare o a bere una birra, illuminati dalle lucine natalizie utilizzate per “fare atmosfera” tutto l’anno. Tutto intorno edicole religiose e graffiti dissacranti su luoghi e personaggi famosi, piantine grasse in bottiglie di plastica tagliate e dipinte, fiori cascanti dalle travi dei pallet decapati e riutilizzati nei modi più disparati. L’atmosfera è alternativa al punto giusto, ma allo stesso tempo rilassata e conviviale, adatta a bambini e coppie (anche gay). Davvero un’oasi felice (adesso).

A noi Catania rimarrà nel cuore, oltre che sui vestiti. Perché il bello di essere qui, immersi negli odori e nei sapori, senza formalità alcuna, è proprio rischiare di sporcarsi l’anima (oltre le mani).

Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine

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