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Trieste, solare eleganza e travagliata storia recente

Bastano poche ore a Trieste per cogliere lo stridente contrasto tra la sua solare eleganza e la travagliata storia recente, a cominciare dall’esodo del dopo Seconda Guerra mondiale, quando cittadini di nazionalità italiana e mista (slovena e croata) furono costretti ad emigrare lasciando la propria terra. Sarà per questo che qui è forte il senso di appartenenza all’Italia, come testimoniano sul lungomare le statue in bronzo delle due triestine intente a cucire orgogliose la bandiera tricolore, realizzate da Fiorenzo Bacci in memoria dello sbarco dei bersaglieri nel 1918.

Nemmeno il forte vento di bora (o quello leggermente meno intenso, chiamato borino) che soffia da Nord Est sul golfo, con raffiche che possono superare la soglia dei 150–160 km/h, riesce a scompigliare i triestini che, anzi, lo sfidano spingendosi sul molo Audace (il cui nome deriva non dal coraggio di chi lo attraversa tra le onde, ma da quello dell’omonimo cacciatorpediniere, prima nave italiana a raggiungere Trieste dopo la fine della Prima guerra mondiale). 

Lo stesso vento teso e costante che vi accompagnerà durante la visita in questa bella città di confine, ha levigato la statua dell’intellettuale irlandese James Joyce, in ricordo della sua permanenza in città sul Ponte Rosso del Canal Grande, costruito affinché le imbarcazioni potessero giungere sino al centro città per scaricare e caricare le loro merci, a cominciare dal caffè. Il porto di Trieste, infatti, è da sempre il più importante in Italia per la sua importazione (porto franco fin dal Settecento). Dai primi del Novecento, è sede della Borsa del Caffè ed oggi anche di brand internazionali di eccellenza come Illy ed Hausbrandt. 

Non stupisca quindi che sia stata definita la città italiana del caffè, e che qui anche il modo di chiamarlo sia del tutto singolare. Fermatevi al caffè storico Stella Polare (1865), a due passi da Canal Grande, ed assaggiate il classico Nero in B Capo in B, come i triestini chiamano rispettivamente il caffè espresso o macchiato serviti in bicchierini di vetro. Dai tavolini esterni, alzate lo sguardo sugli edifici intorno: a dimostrazione della composita natura culturale e religiosa di Trieste, noterete la chiesa cattolica di Sant’Antonio Nuovo in stile neoclassico ed il tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione con le sue cupole celesti. Una “mescolanza” che ha portato in città un patrimonio inestimabile di conoscenza.

Lasciamoci alle spalle il borgo Teresiano e proseguiamo verso il luogo più emblematico della città, Piazza Unità d’Italia, la più grande d’Europa aperta sul mare, ribattezzata così dopo essere stata semplicemente Piazza Grande durante il dominio asburgico. Nel 1918 cambiò nome per celebrare il passaggio al Regno d’Italia e il vecchio giardino fu sostituito dalla pavimentazione in pietra. Grande oltre 12mila mq, ospita i palazzi istituzionali della Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, della Prefettura e del Municipio. Da uno dei suoi balconi, Mussolini, nel 1938, davanti ad una piazza gremita (così gremita da rendere necessario lo spostamento momentaneo della fontana), annunciò la promulgazione delle leggi razziali in Italia, principalmente rivolte contro gli ebrei. Quelli triestini, all’epoca, risiedevano nel ghetto, compreso tra Piazza della Borsa, il Teatro Romano e via Malcanton. Un intrico di strette stradine, costellate ancora oggi di antiquari e botteghe di libri usati, negli anni a seguire scenario della deportazione di molti di loro nella Risiera di San Sabba (risierasansabba.it), costruita a fine Ottocento per la lavorazione del riso nell’omonimo periferico rione. Trasformata prima in magazzino, poi in caserma militare e prigione, divenne l’unico campo di concentramento italiano con crematorio. Un luogo intriso di dolorosa memoria, dichiarato Monumento Nazionale nel 1965 e trasformato in Civico Museo nel 1975, dove visitare le claustrofobiche celle dov’erano rinchiusi ed ascoltare i racconti dei superstiti nei video realizzati dopo la liberazione.  

Trieste è sempre stata, anche negli anni più difficili, una città intellettualmente all’avanguardia, non solo dal punto di vista letterario, ma anche scientifico. Grazie alla sua posizione strategica, infatti, è stata spesso scelta come punto di arrivo e partenza di spedizioni scientifiche o alla scoperta di nuove terre. E’ triestina, ad esempio, la nave rompighiaccio Laura Bassi che ha toccato il punto più a Sud mai raggiunto da una nave, nella Baia delle Balene in Antartide. È infatti l’unica nave italiana per la ricerca oceanografica in grado di operare in mari polari. 

Una tradizione che viene da lontano. Basti pensare che nel 1857 fu proprio l’arciduca Massimiliano d’Asburgo, trasferitosi a Trieste ed ucciso nel 1867 in Messico, a farsi promotore della circumnavigazione del globo con la fregata Novara, che in due anni e mezzo percorse 51.856 miglia marine, con 22 tappe in 5 continenti. Una straordinaria occasione di conoscenza e studio di popolazioni indigene, raccolta e catalogazione di minerali, specie vegetali e animali, oltre che di nuovi rapporti economici e diplomatici. 

Imperdibile il Castello di Miramare (miramare.cultura.gov.it), scenograficamente proteso sulla punta del promontorio di Grignano, a pochi km da Trieste. Costruito tra il 1856 e il 1860, fu la residenza di Massimiliano e di sua moglie, la Principessa Carlotta del Belgio. Immerso in un parco di 22 ettari, tra profumi e colori mediterranei, specie botaniche, sculture, fontane e laghetti, spicca per il bianco della sua pietra d’Istria, a contrasto con il blu del mare e con il verde della vegetazione che lo circonda. Visitatelo al tramonto, illuminato dalla luce rossa del sole. 

All’interno si nota la differenza tra l’intimità del pianoterra, destinato agli appartamenti privati dei Reali, e lo stile di rappresentanza del primo piano riservato agli ospiti, con ornati istoriati di stemmi e rosse tappezzerie. Al piano interrato, affacciate sul porticciolo, le antiche cucine recentemente riaperte al pubblico, con tecnologie all’avanguardia per il tempo. All’esterno, la torretta, con il suo orologio fine Ottocentesco di fattura viennese; il castelletto, riproduzione in scala di quello principale; il bagno ducale come cabina balneare; le serre, destinate ad accogliere attività di sperimentazione in campo botanico. 

Questo modello di architettura in stile eclettico, dove tratti gotici, medievali e rinascimentali si fondono perfettamente, diventa nel 1932 dimora di Amedeo di Savoia – Aosta, che modificò i suoi appartamenti secondo lo stile razionalista e art déco degli anni ’30 del Novecento, ammodernando il palazzo con ascensori, linee telefoniche, illuminazione al neon, acqua corrente e termosifoni.

Una metafora perfetta della stessa città di Trieste, dove scienza ed arte, natura e tecnologia, tracce del passato e proiezioni future s’incontrano. Un luogo da vivere tutto l’anno che si distingue nel panorama turistico italiano perché affianca all’offerta artistica, culturale e paesaggistica anche spunti interessanti per un viaggio nella storia recente, nella scienza e nelle tecnologie.

Info: turismofvg.it/it/trieste

DOVE DORMIRE

Forvm Boutique Hotel (forvmboutiquehotel.it) – Un hotel 3 stelle in cui ogni dettaglio è una scelta di stile, nel cuore del borgo Teresiano, a due passi dal centro e dalla stazione ferroviaria. Qui il nuovo si accosta al preesistente, la pietra si integra con metallo e legno, arredi e decorazioni virano su palette cromatiche scure che creano un’atmosfera elegante e sofisticata. Drink di benvenuto all’arrivo, giornali al mattino, colazioni italiana, inglese o vegana, servite anche in camera senza costi extra.  

DOVE MANGIARE

Hostaria da Libero (hostariadalibero.com) – Si narra che già nei primi anni del Novecento, pittori, bohemien ed intellettuali (a cominciare da Joyce, che abitava poco distante) scelsero questa locanda sotto il colle di San Giusto come ritrovo abituale. Oltre al profumo dei piatti tipici, si respira qui quello della storia di Trieste, di cui Libero, indimenticabile oste scomparso qualche anno fa, è parte integrante. Non perdete le mitiche “patate in tecia” per accompagnare squisiti secondi di carne. 

PURO Ristoro (puroristoro.it) – Nel quartiere Cavana (centro storico di Trieste) questo “ristoro” trendy offre un’accoglienza versatile, ideale per un aperitivo tra amici a base di gin nazionali ed esteri, uno spuntino a pranzo o una cena romantica nel soppalco vetrato. L’offerta gastronomica vanta pregiati tagli di carne, come lo Chateaubriand servito in ghisa con verdure o il filetto di angus irlandese al tartufo. Servizio gentile e professionale. 

Antico Caffè San Marco (caffesanmarco.com)- Caffetteria, libreria, ristorante, pasticceria. Alle spalle della sinagoga ebraica, fondato nel 1914, questo luogo è stato testimone di tutte le grandi vicende del Novecento triestino. Arredi Liberty, soffitti ricoperti di foglie di caffè color bronzo, tavolini in marmo rosso veronese e, soprattutto, l’aroma del caffè appena macinato. A tavola, piatti tipici del territorio, con attenzione a stagionalità e sostenibilità, e vini delle più importanti cantine del Friuli Venezia Giulia e di produttori emergenti dei Paesi vicini. E, infine, la libreria, spesso location di presentazioni letterarie e concerti. 

Testo Maristella Mantuano

Foto Victor Liotine

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