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In camper tra i pini loricati del Pollino al confine tra Basilicata e Calabria

In camper tra i pini loricati del Pollino al confine tra Basilicata e Calabria

I pini loricati si ergono sulle vallate del Pollino con tutta la loro fierezza, proprio come gli abitanti che popolano i 56 comuni (24 lucani e 32 calabresi) del parco più grande d’Europa. Sinceramente ospitali come le fronde di questo albero che cresce solo in questo territorio, forti come la corazza dei legionari romani da cui prendono il nome, capaci di affondare le proprie radici su un terreno roccioso. Sono loro a rappresentare questo enorme polmone verde del Sud Italia che, con i suoi 195mila metri quadri, è il parco nazionale più grande d’Italia. La gente del posto vi è così affezionata da aver battezzato gli esemplari più famosi: “I gendarmi”, “Zii Pepp”, etc. I pini sono in buona compagnia: sul Pollino si incontrano anche l’abete bianco, il faggio, tutti e sette i tipi di aceri, castagni e querce. Una passeggiata tra splendidi sentieri consente di solito di ammirare anche le tante specie animali che vivono nel parco, aquile, picchi, gufi, falchi, lupi, caprioli, lontre, cervi, grifoni, etc., ma anche splendide orchidee, gigli rossi, piante officinali ed aromatiche, frutti e bacche. Un tripudio di profumi e colori che nella bella stagione contrastano con il bianco abbagliante della neve perenne sulle vette più alte. Il parco è anche una metà particolarmente amata dagli appassionati di ciaspolate d’inverno e rafting, canyoning e torrentismo d’estate. Il tratto del fiume Lao più suggestivo (che nasce in Basilicata con il nome di Mercure, cambiandolo una volta superato il confine calabrese) è certamente quello in cui dal monte Serra del Prete (2181 metri) si tuffa nel Tirreno dopo un percorso di 51 km da vivere ad altissimo tasso adrenalinico.

Per conoscere bene il parco non basta una vita, ma una visita immersiva nel nuovo Ecomuseo di Rotonda può essere certamente d’aiuto. Abbiamo scoperto che anche il nostro amato Escher, grande pittore olandese, rappresentò Morano Calabro e le vette innevate del Monte Pollino e del Dolcedorme come viste allo specchio, in un ripetersi di simmetrie, geometrie, tassellature nascoste, naturali o involontarie che formano il creato. Particolarmente coinvolgente anche bambini e ragazzi, grazie a giochi ed approfondimenti multimediali su schermi touch, la visita vi servirà a conoscere anche le tradizioni dei paesini che ricadono nel parco. Come la cerimonia dell’albero a Terranova: un abete viene tagliato e trainato dalla montagna fino al paese con trattori prima, buoi dopo e a braccia nell’ultima parte, con l’accompagnamento di tarantella e pasturali, frittelle e vino rosso. Se siete in zona la settimana che precede la festa di Sant’Antonio, non perdetela. Molto interessanti anche i video delle fototrappole disseminate nel parco: come in un “Grande Fratello” versione wild potrete ammirare nella loro vita quotidiana le specie di animali più schive e difficili da incontrare.

Da non perdere anche il Museo di Storia Naturale del Pollino, sempre a Rotonda. Sono qui conservati lo scheletro quasi completo di un Elephas antiquus (Elefante Antico) e la mandibola incompleta di un Hippopotamus amphibius, rinvenuti per caso nella Valle del Mercure negli anni ’80, e risalenti ad un periodo compreso tra 780mila e 125mila anni fa. Dagli studi effettuati è stato addirittura possibile dedurne la causa della morte: sicuramente una caduta accidentale. Il fossile, infatti, presenta il corpo rannicchiato su se stesso con le zampe anteriori ripiegate sotto il ventre, la testa capovolta e spezzata all’altezza della prima vertebra cervicale, una zanna saltata via dal suo alloggiamento mascellare. Probabilmente l’animale è morto scivolando lungo un pendio molto ripido, cadendo nelle acque del Mercure (grande lago interglaciale dell’epoca) e provocando nella caduta una piccola frana che lo ha ricoperto. Semplice nell’allestimento ma strabiliante per il suo contenuto (incredibile pensare che un tempo c’erano addirittura elefanti e ippopotami dove adesso ci sono animali di montagna!), il museo è particolarmente interessante anche per la spiegazione della guida locale che accompagna gli ospiti.

Per il soggiorno abbiamo provato per voi una delle poche aree sosta camper del Pollino (sponda lucana): Lo Scoiattolo. Gestito con garbo e cortesia da Antonio e Claudia, presente ed attenti tanto ai clienti del b&b, quanto ai camperisti, offre uno splendido piazzale di brecciolino proprio di fronte ad un bosco, con terrazzamento dedicato alle tende, attacchi alla corrente elettrica, servizi igienici e scarico. Appena fuori il cancello, potrete imboccare il sentiero che conduce ad una piccola cascata, il cui scroscio farà di sottofondo al vostro soggiorno, anche di notte. Potrete utilizzare i barbecue in pietra e pranzare sui tavoli in legno ed andare a sbirciare il cavallo, il pony ed i maialini che vivono nella stalla poco sopra il piazzale. Se siete fortunati, specie al mattino presto, vedrete inseguirsi sui rami degli enormi pini, piccoli e pelosi scoiattoli neri con petto bianco, tipici della zona tanto da dare il nome all’agriturismo. Se poi una volta non vi va di cucinare, provate la cucina home made dell’agriturismo. Antonio vi farà a assaggiare bontà lucane come i cavatelli con mollica, pancetta e peperoni cruschi. Non siate timidi: chiedete il bis!

Purtroppo ancora non è stata attivata una navetta che conduca in centro. Dovrete arrangiarvi a piedi o con le bici. Sconsigliabile (onde evitare di “incastrarsi nelle stradine del centro storico) avventurarsi in camper. Meglio andare altrove. Noi ci siamo spinti fino al Rifugio Fasanelli, fermandoci a metà del percorso in una piccola piazzola con vista panoramica attrezzata con tavoli in legno. Arrivati a 1.350 metri, rischierete addirittura di trovare la neve fuori stagione. Qui potrete parcheggiare e proseguire in uno dei tanti sentieri, oppure concedervi una sosta al Rifugio che dispone di ristorante e bar, oltre che di stanze per chi voglia pernottare.

Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine, A. Di Tomaso e P. Di Tomaso

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