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Alpi francesi, la nostra esperienza alla MB Race. La gara di mountain bike più estrema del mondo

Alpi francesi, la nostra esperienza alla MB Race. 
La gara di mountain bike più estrema del mondo

Megève e MB Race. Ad accomunarle, l’acqua. Caratterizza da sempre la prima a tal punto da segnarne le origini ed il nome (in arpetano savoiardo significa letteralmente “in mezzo alle acque”).  E’ proprio a Megève, città delle Alpi francesi, infatti, che si è tenuta quest’anno la MB Race (ad anni alterni si tiene a Combloux). I francesi (ed in generale gli specialisti del settore), orgogliosamente, la ritengono la gara di mountain bike più estrema al mondo. E lo è davvero, considerati le tante difficoltà e gli ostacoli che atleti professionisti e amatoriali (ma con altissima preparazione agonistica) devono affrontare. Una sfida ambiziosa, oltre i consueti limiti, per gambe, cuori e cervelli di acciaio. Tutti ambiscono e immaginano il traguardo sia in fase di preparazione che in linea di partenza, ma statistiche e numeri sono impietosi. Questo sogno, per più del 90% dei partecipanti, si dissolve man mano che si macinano i km. Proprio come la nebbia che ha avvolto quest’anno la MB Race il giorno della gara e che è andata via il giorno dopo.

Arrivare a concludere il percorso ULTRA è solo per una piccolissima nicchia di atleti. In effetti quest’anno i finisher, quelli cioè che hanno terminato i 140 km con gli spaventosi 7000 metri di dislivello positivo (non solo in salita, ma anche in discesa) entro gli impietosi tempi massimi, sono stati 89, meno dell’8% dei partecipanti. Una percentuale molto bassa che rende questo prova sportiva unica nel suo genere. Quest’anno ancora più esclusiva perché per la prima volta Coppa del Mondo Mountain Bike Marathon.

I migliori atleti del Pianeta della specialità Marathon si sono dati appuntamento alle 6 di mattina del 2 luglio. Molto meno di quelli che solitamente partecipano e che ci si aspetta vedere a confronto in una Coppa del mondo. Colpa della distanza massacrante, mai percorsa in una prova mondiale. Solo pochi sono capaci di prestazioni ad altissimi livelli e medie elevate per tante ore.

Il cattivo tempo ha segnato la gara fin dall’inizio. Le copiose piogge, in aumento man mano che passavano i minuti, sono state un elemento decisivo. Per molti hanno marcato la differenza di passo, influenzando considerevolmente la tabelle di marcia. Tecnicamente, ma non solo, l’acqua che cadeva ha reso tutto più difficile di come già, di solito, lo è.

Il percorso ha offerto “un menù” molto variegato: interminabili salite su sterrati morbidi (alcune con oltre il 20% di pendenza) con aderenza praticamente nulla, lunghe discese di difficoltà tecnica estrema affrontate come scivoli di acqua. E ancora: pietre, radici, fango, buche nascoste ed ostacoli di ogni tipo. Sottoboschi avvolti nella nebbia, con visibilità di appena 3 metri. Passi di montagna esposti a forti venti e basse temperature. Le uniche problematiche che potevano forse essere evitate con partenze scaglionate, sono state i frequenti ingorghi di atleti con le conseguenti perdite di tempo prezioso.

Il percorso, nonostante la lunghezza e la complessità del terreno, era molto ben tracciato. E i punti di ristoro ben forniti e posizionati strategicamente. Per affrontare queste difficoltà, abbiamo scelto la bici adatta: una Scott Spark 700 RC full. Una compagna di gara che ha reso tutto più facile.

A mitigare freddo e pioggia, il supporto lungo il percorso dei tantissimi spettatori. In centinaia incitavano i corridori. Altri, per dare conforto, li attendevano in cima ai passi più alti con enormi campanacci, che facevano risuonare in tutta la vallata. Ad accompagnare i partecipanti anche l’odore del pane appena sfornato che usciva dalle case affacciate sui pochi tratti di asfalto che ricongiungevano i percorsi off road.

I temerari sportivi posso andar fieri del proprio risultato, a prescindere da tempi e statistiche. Oltre ad aver fatto parte della Coppa del Mondo della specialità, quest’anno hanno affrontato anche il cattivo tempo che ha reso anche i percorsi da 70 o 100 km, una vera e propria impresa personale.

Basti pensare che il vincitore della categoria ULTRA 140 km, adesso Campione del Mondo Marathon, il francese Vincent Arnaud, ha terminato con un tempo di 9:48 ore. L’ultimo classificato con 15:12 ore.

Basti pensare che il vincitore della categoria ULTRA 140 km, adesso Campione del Mondo Marathon, il francese Vincent Arnaud, ha terminato con un tempo di 9:48 ore. L’ultimo classificato con 15:12 ore.
E dopo tutta questa fatica, è stata ancora più rilassante la visita dell’incantevole Megève. Il centro storico romantico e tappezzato di Sampietrini, centro francese di affermata mondanità, offre una vasta scelta per ogni palato. E’ possibile visitare i numerosi musei locali, a cominciare dal Musée de Megève, o i tanti negozi: da quelli di prodotti locali alle boutique di grandi marche. Un consiglio: se capitate davanti ad una panetteria (noi abbiamo provato la JFF che garantisce una eccellente qualità artigianale), come se ancora foste in gara, consideratela un punto di ristoro e fermatevi a fare il pieno di squisito pane francese. Allora sì che sarete sicuri di avere autonomia a sufficienza per portare a termine la MB Race.

Victor Liotine

 

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