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Messina, città da passeggio (e non di passaggio) al sapore di arancini e cannoli

Invece che “di passaggio” ci è sembrata una città “da passeggio”. E’ questa l’impressione che abbiamo avuto durante il nostro soggiorno a Messina, bella città di confine, affacciata sullo stretto, la cui immagine si mescola nel mare a quella della dirimpettaia calabrese Reggio.

Per anni è stata considerata solo il porto di arrivo in Sicilia, da lasciarsi rapidamente alle spalle mentre ci si dirigeva verso più note destinazioni (le vicine Taormina e Catania in primis). Noi abbiamo invece voluto dedicarle un weekend intero e lei ha ricambiato smentendo il pregiudizio e rivelandosi una destinazione interessante da molti punti di vista.

Il fatto che sia stata rasa al suolo prima dal terremoto e dal successivo maremoto del 1908 (che sterminarono ben 70mila persone, praticamente la metà della popolazione), poi dalle incursioni aeree delle seconda guerra mondiale, la dice lunga sull’assetto urbanistico prevalentemente “nuovo” della città. Non aspettatevi, insomma, chiese barocche e palazzi d’epoca come nel resto dell’isola.

li amanti della storia, però, potranno rifarsi nel meraviglioso Museo Regionale che ospita ceramiche e dipinti anche del XIV secolo oltre a due opere del cittadino più illustre: Antonello da Messina, autore del fortunato connubio tra il chiaroscuro della pittura fiamminga ed i colori caldi del Mediterraneo. In un contesto pregno di pathos, ideale per valorizzare lo straordinario uso della luce nelle sue opere, sono qui ospitate anche due grandi tele del Caravaggio, dipinte durante il suo soggiorno in città, un anno prima di morire (1610). Il museo rivela la sua bellezza anche all’esterno: di sera, infatti, anche dalle strade che lo costeggiano, è possibile ammirare decine di frontoni, capitale, tombe monumentali, statue disseminate nel giardino ed illuminate in modo teatrale.

Dopo aver visitato il Museo Regionale (che da solo vale una sosta a Messina), dedicatevi a scoprire la città, a cominciare dal Duomo. Della cattedrale normanna originale, ricostruita negli anni Venti dopo essere andata distrutta nel 1908, restano solo i tre portali del XIV e XVI secolo. Salite i 200 gradini del campanile (anch’esso di nuova fattura) e da 90 mt ammirate il bel panorama sui dintorni. Passerete inoltre dietro gli automi e gli ingranaggi del più grande orologio astronomico del mondo, realizzato da artigiani di Strasburgo nel 1933. Non perdete lo spettacolo di 12 minuti che si ripete ogni giorno a mezzogiorno ed a mezzanotte: il leone ruggisce, il gallo canta, un angelo indica i giorni del calendario e i pianeti si muovono nel sistema solare. Non può mancare nemmeno la raffigurazione della Madonna della Lettera, patrona della città: la leggenda vuole che abbia inviato una lettera con una ciocca di capelli ai messinesi per ringraziarli della rapida conversione.

Originale del 1550 e sopravvissuta a terremoto e guerra, invece, la Fontana di Orione (mitico fondatore di Messina), realizzata di fronte al duomo da un discepolo di Michelangelo per l’inaugurazione dell’acquedotto. I nudi rappresentano il Tevere, l’Ebro, il Nilo ed il Camaro, quest’ultimo piccolo torrente della zona che alimentava la fontana. Che onore essere affiancato a fiumi così famosi!

Unica nel suo genere la Chiesa Santissima Annunziata dei Catalani, un tempo dedicata proprio ai mercanti che giungevano dalla Spagna. In stile arabo-normanno, è caratterizzata da un bella cupola poggiata su un tamburo tipicamente bizantino, proprio come il palazzo ad angolo di fronte. Costruita nel 1150, sorge più in basso rispetto al livello della strada. Anche qui il terremoto c’entra: i palazzi intorno furono costruiti sulle macerie, quindi più in alto di dov’erano e dov’è la chiesa.

Da qui imboccate Via Battisti e dopo appena 400 metri vi imbatterete nella rosticceria più famosa di Messina, quella dei Fratelli Famulari. Arancini con ogni tipo di farcitura, focaccia e mozzarelle in carrozza preparati seguendo fedelmente la tradizione Messinese, da gustare nella saletta attigua (dove abbondano foto con vip ed arancini a tema) o sul marciapiede fuori. Non vi stupite che uno degli arancini è stato dedicato al ciclista Vincenzo Nibali: la casa dei suoi genitori è proprio accanto e i fratelli Famulari pare l’abbiano visto crescere.

Proseguite per altri 450 metri su via Cannizzaro e vi imbatterete nel cuore pulsante di Messina: Piazza Cairoli. Sotto le fronde di enormi ficus benjamina, in questa grande piazza moderna attraversata dai binari del tram, si affaccia Irrera, la più antica pasticceria della città. Dal 1910 prepara bontà che potrete acquistare al banco o gustare ai tavolini all’aperto. Noi vi consigliamo la strepitosa pasta frolla con crema chantilly e frutti di bosco (in variante ai dolci della tradizione siciliana).

Altro luogo cult della movida messinese, la Galleria Vittorio Emanuele III, da poco rigenerata e riaperta al pubblico. Di sera, i messinesi ci vengono a cena o a bere qualcosa in uno dei locali che qui hanno aperto. Simile alle sorelle di Milano e Napoli, fu realizzata nel post terremoto in stile eclettico. Il suo portico fastoso si affaccia su Piazza Antonello, proprio come altri palazzi prestigiosi, come quello delle Poste e Telegrafi, della Provincia e del Municipio. Le volte a botte con lucernai di vetri colorati ed il pavimento a mosaico la rendono davvero un gioiellino (spesso inspiegabilmente dimenticato dalla guide).

Altro luogo della Messina autentica, spesso fuori da guide e visite, il quartiere del Ringo, nella zona più a Nord della città, proprio dinanzi al mare. Borgo marinaro per antonomasia, un tempo come oggi, è ancora vissuto ed animato da pescatori che, con le loro reti, nasse ed ami, rendono una passeggiata nelle vie dietro la chiesa di Gesù e Maria del Buonviaggio, un’immersione nella quotidianità del mare il cui odore salmastro persiste anche nelle giornate ventilate. E’ proprio qui che i pescatori devoti si raccomandavano prima di imbarcarsi. Il prospetto barocco della chiesa, giallo e di recente parzialmente ristrutturato, sopravvissuto alle catastrofi ambientali degli scorsi secoli, è impreziosito dalle statue di Gesù e Maria che un tempo reggevano lampade ad olio accese che servivano come punto di riferimento ai pescatori che tornavano in città di notte. Un luogo che diventa suggestiva scenografia della processione a spalla dei fedeli del simulacro della Madonna del Buonviaggio ogni anno l’ultima domenica di agosto.

Raggiungendo via Garibaldi, a meno di 500 metri, la più buona gelateria della città: Pericolosi. Inutile provare altrove. Il più buon gelato artigianale (e vi assicuriamo che ne abbiamo assaggiati moltissimi) è qui. Il nostro preferito? Cono con pistacchio e sette veli. Crea dipendenza, vi abbiamo avvisati.

Concludiamo la nostra visita salutando Messina dall’alto.

Prima raggiungete il Santuario di Montalto sul colle della Caperrina, lontano dal traffico del centro. Fu questo il primo edificio di culto ricostruito nel dopo terremoto, con il prospetto rivolto verso il mare. Dalla piazza antistante si gode un bellissimo panorama sullo stretto, ammirato anche da Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita (una statua ricorda quel momento).

Poi arrivate fino al cimitero monumentale (a sud, vicino Villa Dante). E’ uno dei più grandi d’Italia: ben 22 ettari di opere d’arte neobarocche, neoclassiche, puriste, etc. da ammirare in silenzio e raccoglimento. Dal punto più alto, bella vista sulla città sottostante. Un luogo che rimette in pace con se stessi.

Se i panorami dall’alto sono la vostra passione (almeno quanto la nostra), andate a dormire nel b&b Scilla e Cariddi, uno dei primi in città. Antonio e Luisa, musicisti cortesi ed ospitali, lo inaugurarono quando Messina era solo una città di passaggio. Questa villa fuori dal centro domina dall’alto lo stretto, la cui vista è incorniciata da bouganville fiorite e alberi di arance. Un luogo dove svegliarsi al suono del pianoforte nel salone con vista o degli uccellini in giardino, dove trattenersi all’aperto nelle belle giornate o ammirare i fuochi d’artificio di fine anno o il passaggio della barche sullo stretto. Con la comodità e la discrezione di stanze doppie o mini appartamenti, per vivere Messina in massima libertà.


Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine




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