Dal 2013 parte del Patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco, l’Etna offre tanti paesaggi in un’unica ascesa: da aranceti e limoneti si passa a boschi e distese di ginestre sorvolate da variopinte farfalle che lasciano il posto, dopo i 1.500 metri, a quanto di più simile all’inferno la mente umana possa partorire. Lo sguardo si perde tra il rosso scuro delle colate di lava ed il bianco della neve che ricopre la vetta sette mesi l’anno. I più coraggiosi possono spingersi fino a quota 3mila metri (non oltre: il cratere sud orientale sbuffa troppo, la nebbia scende velocemente, i temporali scoppiano all’improvviso e la lava è spesso mascherata solo da una crosta sottile che si sgretola al passo), cogliendo l’occasione anche per un trekking nella verdeggiante valle del Bove o per visitare una delle tante grotte di lava. Per addolcire l’ascesa, fermatevi a Belpasso dove Antonino Condorelli, nell’omonima pasticceria, vi farà assaggiare torroncini, frutta di Martorana (dolcissima) e altre delizie alla pasta di mandorle, diventate famose in tutto il mondo.
Per vivere l’esperienza sull’Etna fino in fondo, è necessario dormirci. Noi vi consigliamo di farlo in una delle otto stanze del Rifugio Ariel (1.700 mt), immerso in un bosco secolare a soli 4 km dagli impianti sciistici ed a 200 mt dalla pista altomontana del Demanio. Gestito con passione e dedizione da Giancarlo (mamma olandese, papà catanese), uomo di sport, che ha ristrutturato una casa diroccata, in un luogo semplice e molto accogliente, è il luogo giusto dove trascorrere ore all’aria aperta, nel silenzio e nel verde.
Qui potrete scegliere tra una vasta gamma di escursioni con vari gradi di difficoltà: da quelle “adventure” (soft, medium e hard), alla visita ai Crateri sommitali, dalla visita al Giardino Botanico a quella all’osservatorio astrofisico ed all’acqua rocca degli Zappini, unica sorgente dell’Etna. Nessun problema per coloro che arrivano in aereo: il rifugio offre un servizio transfer, oltre a noleggiare MTB, ciaspole e attrezzatura escursionistica.
Durante la nostra visita, abbiamo assaggiato una squisita pasta con mandorle, uva passa, finocchietto selvatico e pan grattato abbrustolito, ma pare che le specialità della casa siano i piatti tipici della ristorazione di montagna: zuppe di legumi e minestroni stufati con polenta in primis. Per merenda, squisito lo strudel home made alle mele dell’Etna, piccole, screziate e dolcissime. Il ristorante, aperto la domenica e i festivi anche a chi non soggiorna nel rifugio stesso, funziona con un gustoso ed abbondante menù fisso a 18 euro (antipasto, primo, secondo, vino, frutta ed acqua), curato direttamente da Angela, moglie di Gianfranco, avvocato di professione e cuoca per passione. Al tepore del caminetto, con in mano un calice di vino rosso Etna DOC delle cantine Gambino oppure Nicosia, ci si ritrova a raccontarsi viaggi ed avventure, in attesa di viverne un’altra, magari proprio l’indomani mattina.
Testi Maristella Mantuano
Foto V. Liotine
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