Valencia, prezioso laboratorio a cielo aperto di Calatrava

Per visitare Valencia, senza correre il rischio di dimenticare nulla, si comincia dal centro storico, per poi passare, come quando cade un sasso nell'acqua, agli anelli più lontani.

E' nel cuore della città che sorge la cattedrale, allargata nel corso dei secoli con l’aumentare della popolazione. Qui si può ammirare il Sacro Graal (calice dal quale avrebbe bevuto Cristo nell’ultima cena). Dedicata alla Madonna de los Desamparados (qui sorgeva il primo orfanotrofio e manicomio d’Europa), si affaccia in due piazze: quella de La Reina (verde e decentrata perché postuma rispetto al portale) e quella de la Virgen, dove impera la grande fontana con Nettuno circondato da otto vasi dai quali sgorga acqua, in rappresentanza dei sindaci degli altrettanti fiumi intorno alla città, facenti parte del Tribunale delle Acque (che si riunisce ogni giorno al rintocco delle campane). Fu custodita nella cattedrale la reliquia del braccio di San Vincenzo. Avrebbe dovuto essere portato dalla splendida cattedrale di Valencia a Gerusalemme durante la dominazione musulmana (1103). Il vescovo Teudovildo, però, giunto a Bari e sentendo prossima la sua morte, lo lasciò all’arcivescovo Elia nella Basilica di San Nicola. Fece ritorno in Spagna solo nel 1970. Da allora è venerato alle spalle dell’abside, esattamente di fronte alla statua della Madonna del Buon Parto, dove le partorienti devono passare nove volte per chiederne uno senza complicazioni.

Valencia non è solo centro storico. E’ circondata da periferie ben organizzate, collegate e verdi. A fare da trait d’union, l’eccezionale giardino ricavato nel letto del fiume Turia: 9 km lineari di parco lussureggiante, ideali per passeggiate e fare sport fino al tramonto. Non ci si stupisca, dunque, se (nella calle de Caballeros, soprattutto) la vita notturna dura fino all’alba.

Valencia è il laboratorio di Calatrava. L’apoteosi del cittadino più celebre la Città delle Arti e delle Scienze, complesso architettonico di circa 350.000 metri qua- drati che comprende: Palazzo delle Arti, Umbracle, Hemisfèric, Museo della Scienza, Oceanografic. Il primo è utilizzato come auditorium per concerti ad ha le sem- bianze di un enorme pesce. Il secondo è il luogo ideale dove passeggiare tra fiori ed alberi in una serra quasi a cielo aperto. L’Hemisferic (di nome e di fatto) è l’unica sala in Europa in grado di proporre spettacoli laser e film a tecnologia Imax. Il Museo della Scienza e l’Oceanografic, sono, invece, i luoghi dove si con- centra la maggior parte dei visitatori (che spesso trovano refrigerio all’afa valenciana nelle piazze di acqua tra un edificio e l’altro. Nel Museo (42mila metri quadri, di cui 26.000 per le mostre) l’enorme riproduzione del dna umano e del pendolo di Foucault. Se si amano gli animali o se si viaggia con i bimbi, imper- dibile l’Oceanografico. Aperto in estate fino a mezzanotte, è il più grande parco del suo genere in Europa: 110.000 metri quadrati con acquari giganteschi disposti attorno ad un lago centrale e sotterraneo. Dei 45mila esemplari di 500 specie diverse, imperdibili gli squali (passerete in un tunnel sottomarino) e i dragoni marini (piccoli ma rari). Per la visita della Città delle Arti e delle scienze considerate circa 5/6 ore e, ovviamente, preferite il biglietto cumulativo.

Gli animali ci sono, ma per favore, non chiamatelo zoo. Il BioParc, perfettamente collegato al centro di Valencia in 10 minuti di bus e metropolitana, consente al visitatore di immergersi in quattro ecosistemi africani riprodotti con una concezione nuova: niente barriere. Specie diverse di animali, proprio come in natura, convivono pacificamente (ippopotamo, scimmie e piccoli cervi, per esempio) e sono separati da quelle che invece diventerebbero possibili prede da enormi tronchi e canali d’acqua. Inaugurato nel 2008, a conferma dell’ottima qualità di vita degli animali, il parco è stato già luogo di nascite importanti: lemuri, giraffe, scimpanzé, etc. Qualche numero: 150 dipendenti, 70 milioni di investimento iniziale, oltre un milione di visitatori nei primi due anni. Passeggiare attraverso il parco significa immergersi in un mondo fatto di rami, caverne e pietre perfettamente riprodotti, proprio come l’enorme baobab al centro del parco e il tronco spezzato all’interno del quale vivono (separati da vetri) serpenti ed insetti. Mozzafiato anche la caverna di Kitum (40 metri) inaugurata ad ottobre scorso e costata 3 milioni e mezzo di euro: riproduce quella tra Uganda e Kenya, che la leggenda vuole essere stata scavata dagli elefanti alla ricerca di sali minerali. Anche da qui, infatti, si può osservare una mandria di elefanti che pascola su una prateria vicina, ma anche un ippopotamo enorme e migliaia di pesci coloratissimi. Alla superficie della caverna, il bosco equatoriale serve da rifugio a numerose specie di uccelli africani.

Mangiare a Valencia, costa, come in gran parte della Spagna, un prezzo accettabile. Anche un ottimo ed abbondante piatto di paella (mista, di pollo o di pesce) da “La Pepica”, ristorante storico sulla spiaggia del Paseo Neptuno 6 (lo testimoniano le centinaia di foto con personaggi famosi di ogni Paese, i reali di Spagna e lo scrittore Hemingway su tutti), non vi obbligherà a dilapidare un patrimonio. Ma Valencia non è solo paella. In pieno centro storico (calle Conde de Almodovar 4), il ristorante Seu Xerea ve lo dimostrerà: i proprietari anglo-birmani hanno assemblato un menù che rievoca antichi sapori della cucina catalana, passando per sushi e spezie d’oriente ottimamente presentati. Bella ambientazione, accogliente servizio. Assolutamente da non perdere in calle San Vicente Martir 6, il ristorante Sagardi. Al primo piano solo ottima carne, al piano strada un lungo bancone di legno scuro con decine di tartine splendidamente presentate e dagli ingredienti più disparati. Ci si accomoda, si ordina da bere e s’inizia ad assaggiare. Il costo? Basta contare gli stecchini che restano nel piatto: 1,80 euro per ogni tartina. Accoglienza cortese, tavoli alti e sgabelli comodi, nel moderno “Tapas Gastronomik” in calle Carda 6 (alle spalle della movida notturna). Vi consigliamo l’insalata di mela con formaggio, le crocchette di formaggio e il pane (croccante e condito).

Dormire a Valencia non è un lusso per pochi. Ci sono ottime soluzioni per tutte le tasche ed in tutte le zone della città. Ve ne consigliamo due ugualmente valide ma che rispondono ad esigenze. In una poco trafficata stradina tra i Giardini del Turia ed il centro storico, in un palazzo della fine del XIX secolo, sorge l’Ad Hoc Hotel: muri in pietra, volte con travi di legno e disegni, poche stanze e personale gentile e disponibile. Chiedete delle stanze all’ultimo piano. Invece dei pur sempre deliziosi balconcini, potrete riposarvi dalle lunghe passeggiate su splendidi terrazzi con vista sui tetti. A disposizione dei clienti, una colazione di prodotti freschi e confezionati di prima qualità, un punto internet e la connessione wi fi gratuita ed un ottimo ristorante (non solo per gli ospiti) al piano strada. A pochi passi dalla caratteristica plaza Redonda, nel cuore del vecchio Suk musulmano, luogo di ritrovo delle ricamatrici del noto pizzo valenciano, e dal Mercato centrale (in splendido ferro battuto stile liberty), l’Hostal Antigua Morellana. Una trentina di stanze doppie molto confortevoli (alcune con balcone), continuamente rimodernate, vengono amorevolmente gestite da due sorelle.


Maristella Mantuano




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