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Gita ai laghi di Monticchio, tra farfalle rare peperoni cruschi e un silenzio che ritempra

Il silenzio. L’ombra tremula del sole che attraversa le chiome frondose. Il terreno polveroso e nero ci ricorda subito che i laghi di Monticchio, a un’ora da Potenza, sorgono laddove un tempo gorgogliava la lava del vulcano Vulture, spentosi ormai molto tempo fa.

Nel cuore della Riserva Naturale Regionale del Lago Piccolo di Monticchio, il cosiddetto Lago Grande e Lago Piccolo sono connessi da un ruscello che consente al Lago Grande di approvvigionarsi delle acque che alimentano il lago piccolo attraverso alcune sorgenti subacquee.

Pur non essendo balneabili, i laghi richiamiamo tantissimi visitatori, specialmente nella bella stagione, quando diventano location perfetta per scampagnate, spedizioni trekking ed escursioni in MTB. Per apprezzarlo al meglio, fittate un pedalò e dal centro del Lago Piccolo avrete una visione a 360 gradi sulle montagne che lo circondano, verdi in primavera, quando il loro riflesso si mescola in acqua con impressionanti distese di ninfee alba, e bianche di inverno, quando i 600 metri di altezza rendono possibili anche abbondanti nevicate.

Ben segnalati ma non altrettanto bene manutenuti, tanti i sentieri che si possono percorrere a partire dai laghi, addentrandosi nei boschi dove faggi, aceri, carpini e frassini sono i veri protagonisti. Oltre ad una flora colorata e profumata ed ad una fauna variegata (rettili, anfibi, pesci ed uccelli come i corvi reali, i nibbi e gli sparvieri) si può anche avere la fortuna di imbattersi nella Brahmaea Europaea, un rarissimo esemplare di farfalla notturna che ha trovato solo qui il suo habitat ideale. Tra i tanti, suggeriamo quello da circa tre ore che vi condurrà alla scoperta delle Grotte del brigante Crocco e delle sorgenti dalle quali si producono note acque minerali, come Gaudianiello, Lilia e Sveva.

Su uno dei costoni rocciosi che si affacciano sull’acqua del Lago Piccolo, spicca la Badia di San Michele eretta dai Monaci Benedettini nell’VIII secolo su una grotta scavata nel tufo dove sono stati ritrovati reperti votivi risalenti al IV e al III secolo a.C. Raggiungibile a piedi (con una breve ma piacevole salita) ed in auto (a rischio - una volta arrivati - di non trovare posto dove parcheggiare), è in una posizione privilegiata per apprezzare il panorama sottostante. Al suo interno anche il Museo di Storia Naturale del Vulture, inaugurato nel 2008 e tappa obbligata per chiunque voglia conoscere i 750mila anni di storia del vulcano, con un percorso tematico sui fenomeni eruttivi, con riproduzioni di habitat dell’uomo preistorico e dell’antica fauna, ed approfondimenti fino ai giorni nostri.

La parte più suggestiva è certamente la Grotta dell’Angelo, dedicata a San Michele, custodisce affreschi risalenti alla metà dell’XI secolo ed ha ospitato i monaci italogreci residenti in zona, che vi si riunivano in preghiera. Consacrata nel 1059 da Papa Nicolò II, è meta di pellegrini anche per la piccola “acquasantiera naturale” che raccoglie l’acqua benedetta che sgorga naturalmente da una parete. Ritenuto probabilmente uno dei primi insediamenti dei monaci benedettini dopo l’abbazia di Montecassino, il complesso monastico risale al X secolo e prosperò fino al 1456, quando un terremoto lo rase quasi interamente al suolo. A causa dello stesso terremoto resta poco anche del vicino Castello di Monticchio, costruito in età prenormanna come avamposto di difesa del Monte Vulture: una torre su base quadrata con tre ambienti, una serie di archi a sostegno di una cisterna sottostame ed un arco acuto ghierato, rinforzato in epoca angioina (XII secolo). Anche il castello, a causa dei terremoti, fu abbandonato dai suoi abitanti, proprio come il villaggio circostante.

Ricoperta di vegetazione e di grande fascino, anche l’abbazia di Sant’Ippolito, situata nella lingua di terra che divide i due laghi. Ha un impianto planimetrico da basilica ed è probabile che un tempo fosse tanto da grande da occupare l’intero istmo. Il terribile terremoto del 1456 distrusse anche questa in gran parte e costrinse i monaci benedettini dell'Abbazia ad abbandonarla ed a occupare l'antico sito della laura basiliana, la rupe sul Lago Piccolo. Oggi, grazie a nuovi lavori di scavo, sono state portate alla luce altre testimonianze e quasi del tutto ricostruita la torre campanaria. Un sito molto suggestivo ed interessante.

Per ritemprarvi dopo una bella passeggiata all’aria aperta, vi consigliamo le bontà cucinate dalla chef Silvana Colucci, premiata anche nella trasmissione tv “Cuochi d’Italia”, nel suo ristorante pizzeria Lago Grande. Dal 1983 offre una cucina tradizionale e sana, attenta anche a celiaci e vegetariani, con materie prime a km 0 e preparazioni tradizionali. Ristrutturato nel 2017, offre una bella sala dai rilassanti colori chiari ed un pergolato nel verde esterno, dove pranzare a pochi metri dal lago e con il cinguettio degli uccellini di sottofondo. Da non perdere il panino fresco farcito con verdura maritata (piatto tipico negli “sposalizi” di un tempo) mista a salsiccia e prosciutto a tocchetti, e la zuppa di legumi e cereali alla lucanina con crostini di pane a lievito madre come antipasto. Delicatissimi i ravioli al vino aglianico e rape rosse, ripieni di ricotta e pecorino con peperoni cruschi e crumble di tarallucci al finocchietto. Una ricetta d’autore della chef. Un luogo informale ed autentico, dove vi sentirete subito a casa.


Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine




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