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Modica e Ragusa: barocco
al sapore di cioccolato e gelati al vino

Nel cuore del Sud Est siciliano, dove i colori del mare e della natura riflettono il sole più caldo ed abbagliante d’Italia, ogni periodo dell’anno è quello giusto per visitare le bellezze della zona. Noi ci siamo andati in pieno inverno, ma abbiamo avuto la fortuna (nemmeno troppo rara) di essere ricevuti ed accolti da tanto sole e qualche grado sopra la media stagionale.

Il nostro viaggio ci ha portato a Ragusa ed a Modica, poco distanti tra loro e splendide entrambi perché caratterizzate da un barocco diffuso, impossibile da segnalare in modo analitico. A parte lo splendore rinomato delle chiese principali, non possiamo far altro che suggerirvi di percorrerle entrambe in lungo ed in largo con il naso all’insù, perdendovi nei loro centri storici e lasciandovi guidare dai profumi di cose buone e dal verde che trionfa anche tra le chianche.

Modica, abbarbicata com’è a uno sperone roccioso fra due gole scavate da torrenti, merita una visita anche senza la folla turisti che la invade pacificamente ogni weekend. Corso Umberto e via Tedeschi, un tempo letti dei torrenti che esondarono disastrosamente nel 1902, sono la location perfetta per una passeggiata nella storia. Ammirate le statue dei 12 apostoli dinanzi alla scenografica scalinata della Chiesa di San Pietro, ricostruita dopo il terremoto del 1693 dalla figlia musulmana di un principe turco, convertitasi al cattolicesimo (la tipica mezzaluna orna lo stemma di famiglia sotto il bancone dell’organo). Spostandosi a Modica Alta (meglio al tramonto, quando la luce calda esalta lo splendore della facciata e sembra allungare la torre campanaria) non si può non visitare il meraviglioso Duomo di San Giorgio a forma di calice. Preparatevi a salire ben 250 gradini per scoprire che si tratta dell’unica chiesa d’Italia (oltre al Duomo di Milano) con cinque navate. Con l’altare alle spalle, individuate il piccolo foro in alto a sinistra: a mezzogiorno il fascio di luce che lo attraversa disegna una meridiana lungo tutto il pavimento del transetto ed indica il segno zodiacale in cui ci si trova.

La cugina Ragusa, cugina perché condivide con Modica il riconoscimento a Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’Unesco, deve il suo nome a coloni bizantini giunti in Sicilia dall’attuale Dubrovnik croata, allora chiamata Ragusa. Vollero metterle nostalgicamente lo stesso nome e legarono le due città ad un comune destino: quello di essere distrutte da un terremoto a distanza di 26 anni l’una dall’altra. Arrivando dalla vecchia strada per Modica si può apprezzare la conformazione del centro storico chiamato, invece, Ibla: allungata su un promontorio che domina la vallata di orti, circondato da muretti a secco e collegato alla città moderna da scalinate.

La visita di Ragusa Ibla è faticosa (ci sono scorciatoie ed autobus per ovviare alle salite, ma noi abbiamo preferito farla a piedi) ma con la luce tersa del mattino, lo spettacolo vale l’impegno. Ci ha davvero emozionato sbucare da un vicolo stretto nella splendida piazza sulla quale si affacciano la facciata color lavanda del Circolo di Conversazione e quella concava della mastodontica Chiesa di San Giorgio, il cui effetto slanciato è potenziato dalla ripida scalinata di fronte.

Le facciate barocche sono davvero tante e citarle tutte è impossibile. Cercate, però, di non perdere quella di Palazzo Cosentini con balconi a sbalzo, retti da mensole decorate con teste di mostri e figure grottesche. A pochi metri il campanile rivestito di maioliche della chiesa di Santa Maria dell’Idria ed il Palazzo della Cancelleria. Andate a riposare le membra dopo la scarpinata nel Giardino Ibleo, sulla cima dello sperone su cui sorge Ibla: il profumo dei fiori, il silenzio di pini, palme ed auricarie e la splendida veduta sull’intera vallata vi ritempreranno.

Per il soggiorno, la nostra scelta (ed il nostro consiglio) è l’Artemisia Resort (www.artemisiaresort.com). Immerso in uno splendido giardino siciliano di oltre 15 ettari alle porte di Ragusa, è il luogo ideale per riposarsi all’insegna della natura. A conduzione familiare (antica masseria di famiglia, gestita da Federico e Giusi con dedizione, professionalità e buon umore), aperto sei anni fa, offre 16 stanze spaziose e luminose, una bella piscina ed un’area dedicata alla pittura sotto un grande ulivo, con tele e tavolozze ai suoi rami. All’ombra del grande carrubo, albero tipico della zona, resistente alla siccità e frondoso abbastanza per far ombra alle mucche in pascolo, si può schiacciare un riposino o leggere uno dei libri a disposizione degli ospiti. Sul terrazzo, tipiche ceramiche fatte e dipinte a mano: uno splendido scorcio di Sicilia. La colazione è una delle più varie e di qualità abbiamo mai provato: torte, marmellate, paste forti, torroni, biscotti rigorosamente fatti in casa ed a km zero. Se ne occupa direttamente una pasticceria in pensione. Le sue mani sono davvero d’oro.

E infine, due indirizzi da non perdere (specie se, come noi, siete golosi). A Modica, non dimenticate di assaggiare il tanto famoso cioccolato locale. Lavorato a freddo, senza latte o burro, è davvero squisito (anche se un po’ farinoso rispetto alle varietà più comuni). Fatelo nel luogo cult del paese: l’Antica Dolceria Bonaiuto (www.bonajuto.it). Fondata addirittura nel 1880 (è la dolceria più antica dell’isola), questo luogo di legno scuro e vetrine con memorabilia, ricco di fascino (oltre che di storia), vi darà la possibilità di apprezzare i maestri cioccolatai al lavoro, e di provare gusti davvero rari: al limone, al peperoncino, al ginger, etc. Un cioccolato figlio della tradizione Azteca, tesoro gastronomico portato dagli Spagnoli in Europa nel XVI secolo.

A Ragusa, invece, concedetevi un gelato in piazza da Gelati DiVini (www.gelatidivini.it) ma siate pronti a mettere da parte i soliti gusti per osare con un inedito cono al Passito di Noto, al Rosato, al Brachetto o all’olio d’oliva. Ma anche al Pistacchio di Bronte, alla mandorla o al fico d’India rigorosamente di Sicilia. I migliori prodotti locali sono, inoltre, acquistabili all’interno di questa gelateria travestita da vineria (o viceversa?). D’estate ci si può fermare nello spazio all’aperto allestito di fronte.


Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine




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