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  • Il panorama sul golfo dal Giardino della Minerva
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  • San Pietro a corte- Le pareti diverse
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  • Museo Diocesano – La collezione di avori medievali
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  • La Garçonniere – Dettagli di classe
  • Re Maurì - Cena a lume di candela
  • Re Maurì – Il terrazzo con vista sul golfo di Salerno
  • Re Maurì – La cantina con 650 etichette
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Weekend da mille e una notte a Salerno
Gioiello sul mare per palati ed occhi raffinati

Salerno vive di luce propria. La vicina Costiera Amalfitana a lungo l’ha fatta considerare solo luogo di arrivo e di passaggio. Questa solare e civile cittadina affacciata sul mare è una perla che merita di essere vissuta indipendentemente dalle celeberrime località turistiche che la circondano. Ed anche a prescindere da eventi come “Luci d’Artista” a dicembre. Salerno è una cittadina con spunti interessanti, che si può visitare prevalentemente a piedi (anche per una diffusa ZTL e per i prezzi alle stelle dei parcheggi auto) e che vissuta per un weekend non lascia alcun senso di incompiuto.

Come ogni città sul mare, ci piace cominciare a scoprirla a cominciare dallo splendido golfo. Dalle panchine immerse nel verde, sui viali tanto amati da runners, bikers, passeggiatori con cane e famiglie, si possono ammirare tramonti rosso fuoco da far venire i brividi. E’ su questo splendido lungomare pedonale che si svolge gran parte delle tante iniziative culturali ed enogastronomiche della città. Un luogo caro ai salernitani e che incanta presto anche chi lo visita per la prima volta.

Attraverso le strade lastricate perpendicolari al lungomare si sale verso il centro della città. Di giorno, un susseguirsi di negozi famosi e piccole botteghe artigiane, dove dare libero sfogo alla voglia di shopping fino a tardi (ora di chiusura: 20.30). Di sera un brulicare di lucine e tavolini, gazebi ed ombrelloni fino a notte fonda. Non c’è da stupirsi se alle 2 di notte c’è movimento come fossero le sei del pomeriggio. La movida salernitana richiama migliaia di ragazzi anche dai paesi vicini. Di locale in locale, passeggiano bevendo qualcosa e si fermano a salutare amici e conoscenze, col rischio che, nel frattempo, invece, di decidere dove andare, finiscano col decidere di andare a dormire. Ma intanto si sono fatte le 3 di notte.

Anche per quest’atmosfera “vitazzuola”, Salerno è una città sonnacchiosa almeno fino alle 10 di mattina. La prima zona della città a risvegliarsi è il centro storico: le “donne di casa” mettono sul davanzale lenzuola e cuscini variopinti e stendono bucati il cui profumo si diffonde per strada, mescolandosi a quello del caffè, che a Salerno è un’istituzione. Salite fino in cima al centro storico (per i più pigri c’è l’ascensore pubblico) e godetevi uno dei panorami più belli sul Golfo e sulle terrazze sottostanti che vi si affacciano. Da dove? Dalla perla di Salerno, unicum da non perdere: “Il Giardino della Minerva”(www.giardinodellaminerva.it). E’ qui che venivano a studiare i poteri curativi delle piante, i medici della Scuola di Medicina Salernitana, la prima d’Europa, guidata da Matteo Silvatico. Nella sua “Opus PandectarumMedicinae” (1523) raccontava di avere un giardino a terrazze sulle antiche mura di Salerno.Trecento specie coltivate (le stesse dell’epoca), mille metri quadri di superficie, due sorgenti naturali di acqua canalizzata dal livello più alto con un medievale sistema di canalizzazione, 20.000 visitatori l’anno (studenti per il 40%): sono questi i numeri di un luogo impregnato di storia e di scienza, bello nella sua autenticità senza imbelletti. Un giardino che rispecchia i quattro elementi della natura ed i loro corrispettivi “umori” (aria/freddo/sangue, terra/secco/bile nera, acqua/umido/flegma, fuoco/caldo/bile gialla), il cui squilibrio era causa di malattia. Il rimedio? Ricompensare l’aumento di un umore con la pianta corrispondente a quello opposto. Una teoria rimasta incontrastata fino a metà XVIII secolo. Grazie al direttore, Luciano Mauro, il Giardino sta diventando un luogo di aggregazione, dove trascorrere tempo immersi nella storia e nella natura. Grande successo, infatti, riscuotono le aperture notturne estive e le bontà artigianali della Nemus (www.nemus.eu): tisane, infusi, marmellate, aperitivi e biscotti tipici da gustare in modalità slow sulla terrazza panoramica.

Riscendendo verso il centro storico, non perdete la misteriosa chiesa di San Pietro a Corte. Per accedere dovrete salire una ripida scalinata: in epoca longobarda, infatti, fu la cappella dedicata a San Pietro e Paolo, annessa ad un palazzo nobiliare. Il soffitto, con dipinto su un’enorme tela del Settecento, la parete sinistra dell’VIII secolo e quella destra barocca, sono ciò che resta di uno scrigno d’arte preziosa. Basti pensare che un paliotto ligneo qui ritrovato è tutt’ora esposto alRoyal Albert Museum di Londra. Da una porta all’attuale livello stradale, si accede, infine, ai suggestivi resti delle terme romane e dei sepolcri paleocristiani, grazie alla cui strategica illuminazione, è possibile apprezzare anche i numerosi affreschi riportati alla luce.

Proseguendo verso Est, si arriva al duomo dedicato a San Matteo, Patrono della città e Protettore di banchieri, contabili, doganieri, ragionieri e finanzieri. Realizzato nel 1076 da Roberto il Guiscardo, è preceduto da un ampio atrio porticato che i salernitani utilizzano anche come scorciatoia pedonale. Il campanile ad 8 campane risente delle influenze architettoniche arabo-normanne e l’ampia cripta ad aula è una delle poche del Sud Italia con questa forma. Qui, esattamente in corrispondenza con il sovrastante altare maggiore, riposano le spoglie del Santo. Un luogo di culto pieno di mistero. Tante le leggende che vi sono ambientate: dalla farfalla dorata che uscirebbe dal sarcofago del Duca Guglielmo ogni 4 agosto, anniversario della sua morte, al pulsare del sangue che si sentirebbe accostando l’orecchio alla venatura rossa del troncone marmoreo sul quale sarebbero stati decapitati i Santi Martiri cittadini, fino alla statua bifacciale di San Matteo sopra il sepolcro, origine della presunta “doppia faccia” dei salernitani. Anche se quest’ultima ci sembra davvero solo una leggenda.

Dalla sagrestia si ha accesso al complesso dell'ex seminario che attualmente ospita il Museo Diocesano, dov’è conservata la più ampia collezione di avori del medioevo cristiano: quasi 70 tessere raffiguranti (in miniature cesellate con precisione strabiliante) scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, che una volta decoravano l'antico altare del duomo.E’ conservato qui anche un crocifisso ligneo medievale legato alla leggenda del mago Barliario: sembra che il Cristo abbia chinato la testa in segno di perdono davanti al pentimento dell'alchimista dopo la morte di due nipotini a causa di una pozione nel suo laboratorio.

Salerno è anche il luogo ideale per concedersi un weekend da “mille e una notte”, fatto di lusso e di bellezza. Ecco due luoghi imprescindibili. Il primo: la suite di charme La Garconniere, in un palazzo del Seicento su piazza Porta Nova. La proprietaria, Tiziana, arredatrice appassionata dello stile provenzale, ha scelto le nuances del bianco, del grigio e del visone per dare a questo luogo un’atmosfera di ricercata raffinatezza e delicata eleganza, dove nulla è lasciato al caso: candelieri decapati, libri decorativi, statue di uccellini, abat-jour sulle madie, poltrone berger con tappezzeria ton-sur-ton, biancheria e finiture di pregio. La suite, 50 mq di buon gusto, offre agli ospiti una lussuosa camera da letto ed una splendida zona giorno, oltre ad un bagno con sanitari sospesi, termo arredo ed illuminazione design. La colazione, a base di dolci artigianali ed ottimo caffè, è un modo deliziosamente chic per cominciare la giornata. Un luogo di charme dove l’attenzione ai particolari è una scienza esatta, sublimata dall’accoglienza cordiale di chi vi darà il benvenuto. Info: www.lagarconniere.it

Per una cena indimenticabile, Re Maurì, a picco sulla costiera e con una vista mozzafiato sulle mille lucine di Salerno vista dall’alto. Il cortese e professionale team che vi accoglierà (dall’event coordinator Eloisa Massolo al maitre Matteo Trolese) arriva direttamente da uno stellato ristorante romano. Lo chef 33enne Lorenzo Cuomo, d’estrazione pasticcera, prepara dessert ed antipasti in una sezione a vetri della grande cucina. Cominciamo dall’aperitivo a lume di candela sulla terrazza: champagne fuori commercio, composto da 20% di Pinot e 80% Chardonnay. E ancora: carta delle acque con 12 etichette, dei vini con 650, delle coccole con caffè e dessert, 30 tipi di sigari cubani e statunitensi. Il servizio a tavola è coreografico, alle donne menù senza prezzi ed al momento del dessert (in cui lo chef dà il meglio di sé) sostituzione del centrotavola fiorito e del tovagliolo con uno fresco ed aromatizzato all’odore di pasticceria. Da non perdere i fiori di zucca ripieni di formaggi di bufala campana con peperoni, olive e gelato salato ai capperi, ed i tortelli di patate alle erbe spontanee, burro alle alici e tartufo nero estivo. Per concludere in bontà, una variazione di sorbetti accompagnata da strepitose delizie artigianali (a cominciare dai macarons). Più che una cena, un’esperienza multisensoriale. Info: www.remauri.it

Tornando ad atmosfere tipiche, dove la creatività si sposa ai sapori autentici, proprio a metà strada tra San Pietro a Corte ed il Duomo, nella parte più verace del centro storico, c’è Botteghelle 65 (www.botteghelle65.it). La più antica salumeria della città (1919) è stata trasformata in un’officina del gusto da Pino Adinolfi, chimico esperto di smalti che ha fatto del culto dei prodotti tipici salernitani, la sua professione. Tavoli e sedie “vissuti e sporcati”, utensili da lavoro e da cucina appesi al soffitto, statue priapesche ed un’antica affettatrice la cui lama tagliante è riprodotta sul muro attraverso le ceramiche locali. Tra mostre, reading letterari e workshop teatrali, si possono assaggiare delizie come ilcaciocavallo ed il blu caprino dei Monti Lattari accompagnati con confettura di sedano e gelso e pane cotto in forno a legna. Per dolce, il panettone estivo di Pietro Macellaro alla crema di limone sfusatoamalfitano con sorbetto al Lampone e Crema alla vaniglia Bourbon di Angelo Napoli. Una delizia per tutte le stagioni.

Perfetta per una passeggiata pomeridiana, via Mercanti, dove si alternano antiche botteghe e laboratori artigianali:dalle fiabesche e surrealiste ceramiche d’autore di Enzo Bianco, capolavori cromatici di trasparenze d’origine acquarellistica (sua la decorazione in maioliche dell’esterno del Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana), alle cornici Campanella di ogni stile, materiale e fattura, lavorate a vista dall’omonimo proprietario. Scendendo verso Corso Vittorio Emanuele, non si può non fare una sosta all’Antica Dolceria Pantaleone (1868), nella suggestiva Cappella delle Anime del Purgatorio, dove ancora si può assaggiare l’originale invenzione pasticceria dei proprietari: la Scazzetta (termine dialettale che indica il copricapo dei cardinali), tripudio di pan di spagna, crema, fragoline e glassa rossa.

Superata Piazza Portanova, in via Fiera Vecchia 42 (089/233917), l’evoluzione trasformista dell’antica salumeria Casa del Parmigiano in un ristorante giovane (come i fratelli Bottiglieri che lo gestiscono), ma dalla tradizione quarantennale: Il Tagliere. Mobili rustici e di arte povera, utensili di salumeria vintage e bontà in vistalo rendono un luogo dall’atmosfera calda e rilassata. Le scenografiche e preziose teche di vetro a temperatura controllata per i formaggi da una parte ed i prosciutti dall’altra vi faranno capire che qui si fa sul serio. La maestria dello chef Tommaso Morone dà vita ad inediti accostamenti: mortadella aromatizzata al tartufo, guanciale a brandy e cannella, robiola di mucca e caprino di Riforano avvolto in erba cipollina. Tutto innaffiato da un vino rosso Alfonso Rotolo di Rutino. Da provare.

Per restare a ridosso del centro, senza rinunciare ad un’atmosfera tipica, creativa ed a un parcheggio pubblico gratuito, consigliamo il B&B Bonaventura (www.bebbonaventura.com) in un antico edificio degli anni ’30. Interamente restaurato nel 2012, miscela elementi del passato (come lo splendido pavimento originale ed i dettagli in maioliche) ad opere d’arte contemporanee firmate dallo stesso giovane e simpatico proprietario, Vincenzo, che qui vive e “crea”.

Un weekend a Salerno non può non concludersi con una visita alla vicinissima Vietri sul Mare, patria delle ceramiche, con una tradizione che affonda le radici in epoca romana e che raggiunse il suo apice nel XVI secolo, epoca delle sostanziose commissioni della corte napoletana. Colori accesi, pennellate audaci e motivi mediterranei (in testa il “ciucciariello”, simbolo dello spirito lavoratore dei vietresi) incantarono gli artisti tedeschi negli anni ’30. Le loro collezioni sono esposte nel Museo della Ceramica a Raito. Prima di perdervi tra le centinaia di negozietti nei vicoli, visitate il più famoso luogo di produzione e vendita della città: Ceramica Artistica Solimene. Il palazzo in vetro e maioliche blu fu progettato dall’architetto Paolo Soleri, braccio destro del celebre Frank Lloyd Right. All’interno fornaci a più piani per la cottura della ceramica e degli smalti ed un polveroso assortimento (dalle tazzine ai tavoli) da far girare la testa. Chiedete delle offerte: scontati del 50% troverete pezzi di seconda scelta o mai ritirati dai committenti. Un affare, ma armatevi di pazienza: trovare quelli senza marchi porta via tempo.

Se al termine della ricerca, avete bisogno di ricaricare le pile, fermatevi all’Osteria Mediterranea Sesta Stazione in Via Scialli 48 (089/210833). “Il riferimento – ci spiega l’esuberante proprietario Matteo – è alla Passione di Cristo. Nella sesta stazione Veronica asciuga il sudore a Gesù. Noi lo asciughiamo a viandanti”. Il locale, nelle fondamenta del Duomo, un tempo era usato dai ceramisti come casa-laboratorio dove vivere e produrre ceramiche. Il pesce a tavola è frutto delle doti da pescatore di Matteo, proprio come le profumatissime alici sotto sale. Le opere d’arte, le maioliche e le ceramiche sono doni di artisti locali come Lucio Liguori (tra i pochi a cuocere ancora le mattonelle sotto sale) in cambio di ospitalità. I sapori sono semplici ma difficili da dimenticare e gli aneddoti raccontati da Matteo mettono il buon umore. Assaggiate la Pezzentella (pane raffermo con pomodorini ed alici), la parmigiana di alici con pane condito con colatina della lavorazione al sale e le tagliatelle di totani giganti. Un tuffo culinario nel golfo di Salerno.

Dove concedersi un weekend fa bene al palato ed agli occhi in qualsiasi stagione.

Info: www.eptsalerno.it


Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine




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