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A Dusseldorf, “buon appetito” in tutte le lingue del mondo

I giapponesi non scelgono un posto per caso. Quando, nel dopo guerra, oltre 450 imprese nipponiche hanno aperto a Dusseldorf la sede europea per gli scambi commerciali, ci hanno visto lungo. I 7mila giapponesi che vi si trasferiscono per mediamente dai 5 ai 7 anni, ne apprezzano l’alta qualità della vita (è una città dagli immensi spazi verdi –sorse qui il primo parco pubblico tedesco- e con un sistema di trasporto capillare e perfettamente funzionante), le incredibili opportunità economiche (nonostante i suoi appena 600mila abitanti, ha il volume d'affari più alto della Germania in molti settori, oltre ad essere una sede importante per banche e la borsa) e un’offerta di musei, concerti ed eventi degni di una capitale. La vita della comunità giapponese si è sviluppata intorno a Immermannstrasse (sede di imprese, alberghi, negozi ed istituzioni giapponesi) che trova nella Eco House, complesso con giardino, tempio e scuola, una splendida appendice.

Questa importante presenza, insieme ad una internazionale tendenza enogastronomica, giustifica l’altrettanto imponente quantità di ristoranti giapponesi. Abbiamo provato per voi il Tokyo Lounge (Berliner Allee 56): per quanto popolare e sempre pieno (offre 150 coperti), riesce a mantenere un’atmosfera fascinosa e ricercata nei toni del rosso-e-nero, con sculture di luci a forma di salici piangenti e cucina a vista (ma senza odori). Dalle sapienti mani dei cuochi giapponesi, affiancati da assistenti di ogni dove, arrivano croccanti tempura vegetariane, delicati roll di riso grigliato con avocado e salsa teryaki e gustosi noodles fritte alle verdure (udon yaki). Oltre che qualsiasi genere di sushi e sashimi. Una chicca: anche se non sono sul menù, chiedete il dessert mochi: pasta di riso dolce ripiena di tè verde, cocco e cioccolato. Una delizia. Tetto massimo di spesa: 27,50 euro. Poi scatta la formula all you can eat.

Nell’immaginario collettivo europeo, Dusseldorf è la città delle fiere. E lo è. La storia racconta che la prima venne improvvisata dai mercanti del posto quando Napoleone si fermò in città per quattro giorni. Da allora, il polo fieristico da 204.000 m², ospita ben 42 eventi che richiamano all'incirca 1.500.000 di visitatori. Poco distante, sull’elegante ed alberata Cecilianalle (sulle strade della città si contano ben 50mila alberi) hanno sede gli showroom dei più noti brand della moda, le cui vetrine scintillano nell’elegante Konigsalle. Il motto di chi vi passeggia, all’ombra di platani e castagni è “vedere ed essere visti”. In questo lussuoso salotto cittadino, solcato da un fossato pieno d’acqua e decorato con lampioni e colonne in stile liberty, è strategico il posizionamento dei negozi più famosi da un lato e delle banche dall’altro.

Per 42 km, Dusseldorf è attraversata dal Reno, il fiume navigabile più importante d’Europa. E’ qui che si susseguono senza soluzione di continuità bar e cafè di ogni genere, che trasformano il lungofiume, specie in estate, nel fulcro della movida notturna. Particolarmente animate e caratteriste anche le viuzze dell’Altstadt (il centro storico) che sul fiume confluiscono: ognuna ospita birrerie, ristorantini, pub di provenienza diversa. In comune, c’è sempre la birra del posto: l’altbier, scura, ad alta fermentazione e servita in bicchieri piccoli. Iniziate a scoprire la zona partendo dalla Burgplatz, dove si scorge la Radschlager, la statua simbolo della città dal 1288, quando alcuni bimbi fecero per strada la ruota in segno di gioia per la vittoria di un’importante battaglia. In zona, anche il ruscello Dussel che ha, invece, dato il nome alla città e che è attualmente giurisdizione di paperelle ed oche.

Proseguendo sul lungofiume verso Sud ci si imbatte prima nella Rheinturm, torre di 240 metri con cafè e ristorante girevoli con vista panoramica a quota 168 mt, e poi nel Medienhafen, quartiere affaristico sorto sul vecchio porto cittadino e divenuto estremamente noto per il Neuer Zollhot, il complesso edilizio realizzato da Frank Gehry (ideatore anche del Guggenheim Museum di Bilbao e della Walt Disney Concert Hall di Los Angeles) tra il 1996 ed il 1998. Torri oblique e interconnesse, alte fino a 50 metri, facciate in acciaio inossidabile, finestre sporgenti e pavimenti in pendenza. Intorno, il Grand Bateau a forma di transatlantico di Claude Vasconi, il ponte pedonale e il Colorium di William Alsop. Una zona architettonicamente molto interessante, ma ancora poco frequentata.

La lungimiranza giapponese di cui sopra, è ovviamente condivisa da tante gente di tutte le provenienze. Italiana inclusa. E’ il caso di Monica e Gerardo, squisiti titolari della poco distante Vineria Vinci (Neusser Straße 27). Sono la dimostrazione di come ci si possa reinventare senza snaturarsi, anche dopo 18 anni di ristorazione a Palermo. “E’ difficile emergere in una città con più ristoranti che case” – ci spiega Monica, solare e mediterranea, in un locale da 10 tavoli, illuminato a lume di candele pendule e con muri tappezzati di foto artistiche della Sicilia. Ma con il loro menù, dopo due anni ancora fedele alla tradizione e resistente alle contaminazioni del gusto locale, hanno raccolto riconoscimenti da parte della stampa locale ed il quarto posto tra i wine bar cittadini. Non perdete l’antipasto misto alla siciliana: arancini (veri), polpette di melanzane, caponata, olive, bruschette e panelle (street food siciliano per eccellenza). Passate poi alla pasta alla Norma: da capogiro. Non è un caso che politici e dirigenti del vicino parlamento del Landtag, scelgano questa bomboniera di Vineria anche a pranzo.

Ad un paio di fermate di tram, appena oltre uno dei tanti ponti che attraversano il Reno, un quartiere residenziale elegante e sobrio, ricco di palazzi storici e ville lussuose, cafè e panetterie alla francese: Oberkassel. Potrete arrivare qui anche con il bus panoramico “Hop off Hop on” che in 90 minuti compie un giro completo ed illustrato della città con audio guida multilingua, consentendo di scendere e risalire in ognuna delle sette fermate (partenza ogni 30 minuti) o passarci davanti con la crociera combinata. E’ su questa verde sponda di Reno, che si trovano greggi di pecore usate come taglia erba naturale (attenzione alla recinzione mobile: è elettrificata ma senza alcun segnale che lo indichi) ed piccoli orti in affitto ai residenti che li coltivano ad uso familiare.

Un’abitudine che ricorda atmosfere hippie anni Settanta, tipiche di un altro quartiere che vale la pena visitare: Flingern. Poco distante dalla stazione ed un tempo abitato da operai, qui vive e lavora oggi la comunità radical chic della città. Nell’alberata Ackerstraße, si susseguono ciclofficine, librerie, negozi di memorabilia, dipinti, abiti e gioielli vintage, arredamento di design, etc. Un luogo da visitare a negozi aperti, un paradiso per gli amanti del genere, che potranno intervallare la full immersion di shopping alternativo con una merenda da leccarsi i baffi nel delizioso Cafè Huftgold.

Coerente con l’atmosfera di Flingern e con il detto che a Dusseldorf c’è spazio per tutte le idee dei giovani, purchè vincenti, ecco la storia enogastronomica dei trentenni Bastienne e Markus, titolari di Convida (Schadowstraße 11, al piano interrato della Shadow Arkade) il primo ristorante messicano con ingredienti freschi e piatti home made. In questo concept store (con l’ambizione di diventare il flag di una catena), il motto è: “La vita è come un burrito: devi riempirla con gli ingredienti migliori”. E al Convida, ci sono eccome. Proprio come una nonna messicana, Bastienne prepara sotto gli occhi dei clienti tortillas eccezionali, da accompagnare con delicatissimo guacamole fresco. Oppure quesadillas, insalate, bowlitos da gustare nell’ampia sala in legno o da portar via in contenitori in materiale riciclabile.

Molti visitatori di Dusseldorf atterrano all’aeroporto di Weeze. In questa località ad oltre un’ora di pullman da Dusseldorf, arrivano e partono voli low cost a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per iniziare o concludere comodamente il vostro soggiorno a Dusseldorf con un’esperienza da mille e una notte, ecco il castello di Hertefeld (a 10 minuti di taxi dall’aeroporto e dalla stazione). Immerso nel verde, a pochi passi da un ruscello e dallo zoo di 5 ettari (dono del nonno per la nascita del nipote ed attuale proprietario), è stato interamente ricostruito dopo la distruzione nazista nella Seconda Guerra Mondiale. Il bianco ed il rosso, il simbolo del cervo ed alcuni pezzi d’arredo della sala colazione e delle sei tra stanze e suite, lo rendono fedele alla sua antica e nobile storia. Location amatissima per i matrimoni, racchiude atmosfere di altri tempi perfettamente integrate con un design contemporaneo. E’ il caso della suite dove addormentarsi guardando le stelle attraverso il lucernaio sul letto o accendere quelle minuscole del soffitto, dopo un bagno nella doppia vasca del piano interrato. Per chi non vuole rinunciare ad una notte da re ma con un budget più limitato, è stata appena inaugurata la guesthouse con 18 stanze tematiche (molte familiari). Farfalle, giraffa, talpa: ognuna è stata personalizzata con creatività e gusto.

Quale miglior modo per iniziare o concludere un soggiorno a Dusseldorf?

Info: Dusseldorf Marketing & Tourism


Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine




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